La guerra dentro

La guerra sembra essere inscritta nelle cellule stesse dell’essere umano; ogni giorno ne scoppia una nuova in qualche parte del mondo e pare confermare questa tesi. Ma è davvero così?

Il conflitto è parte essenziale della crescita umana, infatti è attraverso di esso che si proclamano, ad esempio, la propria individualità e il proprio essere nel mondo.

Ma il conflitto non è sinonimo di guerra; quest’ultima, anzi, è il modo peggiore per risolvere le crisi.

Eppure Libano, Somalia, Kuwait, Iraq, Afghanistan, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Rwanda, Congo, Uganda, Libia, Ucraina, solo per citarne alcune, quelle che mi sovvengono in questo momento.

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Io andai in zona di guerra nel 1999 in Bosnia per 4 mesi; quello che vidi non mi piacque, tra la distruzione, la miseria e la fame. Vidi bambini dell’età che ha oggi mia figlia, riempire secchi di plastica con scarti rovistati tra l’immondizia di una discarica a cielo aperto. E vidi le loro mamme pagare per avere questo “privilegio”.

Vorrei vedere tutti i cialtroni televisivi che oggi vaneggiano di improbabili arruolamenti, vivere qualche mese così. È molto facile fare le rivoluzioni al caldo, col prosecco e la poltrona pulita.

La guerra è il peggior modo di risolvere i conflitti.

Esiste un solo modo, secondo me, per superarli: il cambiamento interiore di tutte le persone del pianeta. Tutte. Un radicale mutamento nell’approccio alla vita, a partire dalla consapevolezza che il mondo, sebbene qualche intelligentone straparli della sua progettazione per 3 miliardi di persone, può offrire il giusto a tutti.

Il giusto a tutti.

Esiste la tecnologia per invertire la rotta che abbiamo preso imprudenti; si possono costruire cose durevoli, si possono sfamare quelli che non hanno nulla, modificando il comportamento alimentare generale e migliorando le infrastrutture adibite alla produzione del cibo.

Si può ridurre considerevolmente l’inquinamento smettendo di usare petrolio e derivati.

È ora di smettere di tenere in schiavitù gli esseri umani per il profitto di quel manipolo di persone in grado di creare denaro dal nulla con un click, solo per rendere inattaccabile il loro dominio.

L’ISTRUZIONE E’ LA CHIAVE

L’ignoranza ci rende schiavi, tutta la società occidentale è, questo si, progettata per intrattenerci con futilità per distogliere la nostra attenzione dal porre domande scomode, dal cercare di capire; la società si oppone abitualmente, con tutti i suoi mezzi, ivi compresa la scuola, a chi ha l’ardire di esclamare un deciso no verso ciò che non vuole.

L’abitudine non ci permette di vedere il vero aspetto delle cose.

Conoscere spezza le catene dell’abitudine; attraverso la saggezza accumulata in millenni di presenza sul pianeta, noi, oggi, subito, potremmo migliorare il nostro stile di vita, senza bisogno di guerre né di eugenetica.

Dovremmo smettere di depredare luoghi come l’Africa o il medio oriente con la scusa della loro instabilità o delle crisi politiche, per ridurle a meri sgabuzzini dell’occidente; occorre restituire alle persone il proprio potere, l’autorità sulla propria vita.

Smettiamo di considerare il nostro vicino come un nemico e, quindi, di tentare di danneggiarlo; il vicino è un essere umano come noi, che vuole il meglio per i propri figli, vuole un tetto, cibo, acqua e serenità. Vuole una vita degna di essere vissuta.

Piantiamola di inseguire il mito della sicurezza; la vita è incertezza, la vita è indomabile, la vita sfugge completamente al nostro controllo; cercare di imbrigliarne le manifestazioni in cerca di “sicurezza” è come cercare di trattenere l’acqua tra le mani, UNO SFORZO VANO.

Se rendessimo disponibili le nostre abilità, con coraggio e fiducia, potremmo creare le condizioni di un modo nuovo di concepire la vivibilità del pianeta, ad esempio per costruire abitazioni a misura d’uomo, in grado di consumare la minor quantità di energia possibile o ripensare la circolazione.

Unire la tecnologia moderna alla sapienza antica, AL SAPER FARE, non è un ritorno alle caverne, ma un salto evolutivo.

Studiare, studiare, studiare. Questa è la base. E dopo lo studio, ricercare la saggezza dentro di noi, non negli influencer, nella tv, nei politici o nelle mode.

Tutto sarebbe già disponibile in noi, se solo ci dessimo la possibilità di volgere lo sguardo verso l’interno e se ricordassimo di avere un grande valore in quanto esseri umani; se fossimo consapevoli di chi siamo, non avremmo bisogno di qualcuno a dirci cosa pensare!

La vita è breve, è un attimo; francamente passarla a cercare di fottere gli altri non mi sembra un buon modo per impiegarne gli istanti che ci separano dalla inevitabile fine: ogni giorno potrebbe essere l’ultimo e chi ha avuto lutti o gravi incidenti nella sua cerchia sa che cosa io voglia dire.

Vogliamo morire sapendo di non aver fatto il possibile per migliorare questo mondo oppure ce ne andremo con la consapevolezza di aver almeno provato a portarvi amore e speranza?

A noi la scelta.

Ma se scegliamo di fregarcene, poi non lamentiamoci; ad ogni azione segue una conseguenza.

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