Auguri

Avvertenza: questo articolo urterà molte persone. Alcuni smettteranno di leggere questo blog, altri mi insulteranno, mi etichetteranno. Non importa. Non posso più tacere lo scempio che ho sotto gli occhi. Io non voglio vivere l’incubo che, qualcuno, vorrebbe noi vivessimo in un futuro ormai troppo vicino.

Eccoci giunti, persino quest’anno, così terribile sotto moltissimi aspetti, alle feste che segnano, simbolicamente ma non solo, e fine e inizio. Il Natale, che celebra, (religiosamente), la fine dell’oscurità e l’avvento del Cristo; astronomicamente, la fine della discesa del sole e la sua risalita portatrice di maggiore luce e calore. Il punto bianco che si affaccia nel mare nero. Lo yang nello yin.

Capodanno, con la fine dei giorni del nostro calendario e l’inizio di un nuovo ciclo, il duemilaventitreesimo da quel convenzionale anno zero, tanto famoso.

Auguri, quindi. Potrei limitarmi ad augurarti buone feste, buona fine e buon inizio, buon natale!, buon sol invictus o molto, molto altro. Ma non lo farò.

I miei auguri si estendono al di sopra di queste cose. Riguardano la nostra stessa presenza su questa terra. La qualità di questa presenza.

Di auguri ce ne serviranno molti, a mio avviso, nel prossimo futuro; qualcuno, (non chiedermi chi), sta apparecchiando una tavola alla quale noi, popolaccio, non avremo accesso, o meglio, una tavola che sorreggeremo con le nostre spalle, mentre la nostra capacità di vedere con chiarezza gli avvenimenti verrà offuscata da schermi luccicanti e ben più prosaici problemi economici.

La Lagarde sta aumentando i tassi d’interesse a dismisura, favorendo una recessione senza precedenti in Europa. E grazie a lei i mutui stanno schizzando alle stelle. La Von der Leyen sta spingendo per avere più guerra, sempre di più, armi, tante armi e invece, per noi, austerità, mancanza di energia e miseria. Il denaro contante è sotto attacco, mentre la Kaili nascondeva sacchi e sacchi di soldi in casa propria. Noi, nel frattempo, ci scanniamo per il nostro diritto, (!), di pagare un caffè col pos, pur sapendo che, così facendo, quella tazzina dovrà necessariamente aumentare a 1,50 €, per sopperire al peso delle imposte e delle commissioni sui pagamenti che gli esercenti dovranno sborsare.

L’egoismo vince a mani basse su tutto; la mancanza di una visione a lungo raggio e della capacità di astrazione e raziocinio, regnano sovrane su tutte le nostre relazioni. Non riusciamo più a capire come gli eventi vengano pilotati da enti sovranazionali per far sì di condurci in porti nei quali le nostre barche saranno, infine, affondate.

Complottista!

No. Studioso. Memore. Cassandra.

Il mondo che, (chi?), ci stanno apparecchiando è un luogo orribile. La tecnologia che si sta affacciando sulle nostre vite ad una velocità mai vista prima, è un brutto incubo in cui ci risveglieremo incatenati, dopo l’ubriacatura nella quale sguazziamo ora.

Non so se hai notato quanti soldi si stiano spendendo per la cosiddetta intelligenza artificiale. Non so se hai notato che, ormai, le chat di assistenza online siano gestite da bot, i quali, per inciso, non risolvono mai un bel nulla, in quanto, al momento, incapaci di complessità. Al momento. Bot gestiscono gli investimenti in criptovalute. Bot riempiono di spam i commenti ai miei articoli. Bot dipingono quadri. Bot insegnano arti marziali a gruppi di rincoglioniti inginocchiati davanti ad una macchina.

E noi?

Come cantava Battiato in Ermeneutica, “tutte le macchine al potere e gli uomini a pane e acqua”.

Quando i lavori saranno svolti tutti da robot; quando rimarremo a casa perché sostituiti da un bot; quando l’attività umana sarà totalmente inutile; quando persino l’arte sarà appannaggio dell’artificiale; quando non sapremo più guidare, né cucinare, né scrivere, né pensare o parlare correttamente in italiano; quando saremo chiusi in casa per non rischiare che robot ci arrestino; quando succederanno tutte queste cose, forse ci renderemo conto di aver sbagliato. Forse. Ma sono certo che in molti saranno felici persino di quella vita, se così si potrà chiamare. Auguri.

Il mondo è sottosopra.

Non manca così tanto, credimi. Le basi sono state gettate, le colonne sono in costruzione. Molti umani aspettano con trepidazione l’avvento di questa distopia. Siamo al punto di svolta. Davvero. Non c’è più tempo.

I cosiddetti governanti sono dei pagliacci prezzolati, pronti a vendere la propria madre per avere dei miseri benefit che, prima o poi, finiranno persino per loro. Non è da questi loschi esseri che dovremmo aspettarci un passo in nostro favore.

Siamo noi a dover prendere in mano la nostra vita.

Siamo noi a doverci assumere la responsabilità delle nostre azioni, dei nostri pensieri, delle nostre idee. Non possiamo più demandare. Occorre coraggio, per vivere il mondo. Occorre fermezza. Una visione. Fratellanza. Supporto reciproco. Occorre una rete.

Si, occorre proprio una rete, sullo stile di quella che collega gli alberi, sotto terra, un intrico di connessioni che servono a scambiarsi informazioni e nutrienti, darsi manforte, rendere il terreno molto più resistente all’erosione.

Una tale rete si può costruire solamente mettendo da parte l’egoismo e la voglia di primeggiare, portando in primo piano, invece, la propria comune origine, la base che tutti ci accomuna. L’umanità.

Qui nessuno vale più di un altro, ma ognuno ha il proprio ruolo, fondato sulle proprie abilità e passioni. Non più prevaricazione ma cooperazione. Nonpiù omologazione ed appiattimento ma riconoscimento e valorizzazione delle differenze. Rispetto per il pensiero diverso. Recupero della sacralità del proprio mondo interiore e del proprio corpo. Fine dell’alienazione.

Auguri, dunque.

Sia che tu voglia con forza il mondo che i media ci stanno presentando con tanta enfasi, sia che tu voglia la società che ti ho prospettato in queste poche righe, sia che tu abbia un’altra idea, auguri.

Perché di auguri, nel futuro prossimo, ne avremo bisogno tutti. I cambiamenti radicali sono sempre sconvolgenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *