Cos’è tutta questa rassegnazione?

Cos’è tutta questa rassegnazione? Perché stiamo accettando come inevitabili tutte le peggiori previsioni che certi infami pagliacci ci spiattellano in faccia quotidianamente? Perché non c’è nessuno che si incazzi?

Siamo diventati poveri. Abbiamo ceduto una fetta dopo l’altra dell’eredità dell’umanità, spesso per doverla depositare al monte di pietà a un centesimo del valore, per ricavarne in anticipo la monetina dell’attuale.

Walter Benjamin

Poveri, si. Poveri di spirito, poveri di coraggio, abbiamo rinnegato Dio per abbracciare una vita che Vita non è ma è mera sopravvivenza. Chi ”governa” ci ha condotti sul baratro di una nuova guerra mondiale e al disastro energetico, con milioni di famiglie che non potranno nemmeno permettersi il riscaldamento questo inverno, e noi siamo ancora lì a credere alle loro idiozie, alle loro bugie. Chi “governa” ha speso miliardi per il militare lasciando solamente briciole a scuola e sanità e noi gli prestiamo ancora attenzione quando blaterano di ripartenze in ”sicurezza” o di investimenti “salutari”.

Quando abbiamo abdicato al nostro essere umani?

Io parlo spesso, (sempre, in effetti), di arte, ma ormai alle persone non interessano più l’arte e la bellezza, non hanno nessuna voglia di ascoltare voci inaudite, non sono più inclini ad apprezzare l’importanza di una vita in cui la Bellezza regni sovrana sopra tutto il resto.

E non accetto di sentire stupidaggini del tipo: ”io ho una vita faticosa, non ho tempo per l’arte”. Ha mai visitato le grotte di Altamira, di Chauvet o di Lascaux, chi così parla? Lì le persone vivevano una vita molto, molto più dura della nostra, erano loro stessi prede di altri animali, le loro vite duravano poco, andavani avanti senza sapere se sarebbero riusciti a mangiare quel giorno, quella settimana. Eppure trovavano il tempo per abbellire quelle fredde pareti con dipinti di una tale forza e bellezza che oggi non riusciremmo nemmeno a raggiungere.

Abbiamo abdicato a ciò che ci rende umani, per vivere una vita nuda, una sciagura per i sensi, una devastazione per l’anima.

Perché non ci ribelliamo a queste idee così riduttive?

Perché abbiamo rinunciato alla divinità e alla trascendenza in nome di un progresso scientifico che ci ha resi capaci di allungare la durata della nostra vita biologica, cancellando al contempo ogni visione olistica dell’esistenza. Non di solo pane vive l’uomo.

Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza

Abbiamo conquistato la terra e perso l’anima, abbracciando, così, il Male, Satana o come diavolo lo si voglia chiamare. Dell’antichissimo simbolo della croce non ci è rimasta che la sola linea orizzontale.

Si può fare ancora qualcosa?

Oggi, io penso, possiamo ancora accedere alla linea verticale, all’Albero del Mondo, per rompere con questo livello ed ascendere al Cielo. Un tempo la comunicazione tra Terra e Cielo era più semplice e gli umani potevano ancora viaggiare tra i mondi, (Mircea Eliade, Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi, pag 289).

Poi, a seguito della perdita di questa possibilità, solo alcuni esseri mantennero la capacità di involarsi verso le regioni superiori, i cosiddetti sciamani. Perché ciò sia accaduto è, per me, inspiegabile. Forse l’accecamento dovuto alla materialità, forse l‘anestetico della sensualità, il rifiuto del dolore, la perdita di fiducia in un universo dotato di un senso, anche se sfuggente. Non lo so.

Ma parlando di perdita di qualcosa si accetta l’idea che, in precedenza, quella cosa la si possedesse.

E che, quindi, esista ancora la possibilità di ritrovarla.

Come ritrovarla? A mio avviso, occorre in primis riappropriarci della nostra umanità, con tutte le contraddizioni insite in essa. Occorre conoscere noi stessi in quanto esseri fallibili, ipocriti, meschini persino, ma capaci di sacrificare la nostra stessa vita per la libertà degli altri o per porre fine ad un’ingiustizia. Persone in grado di toccare le più alte vette del pensiero o del misticismo.

Bisogna riscoprire la Bellezza, vero motore dell’esistenza; quella Bellezza che il Male vuole ad ogni costo distruggere, abbruttendo il Mondo e riducendo le persone ad individui soli e spaventati.

Cos’è tutta questa rassegnazione?

Noi non siamo soli.

Siamo 8 miliardi. Forse di più. Siamo in grado di essere marea e di travolgere l’oscurità, ma solo se uniti. Il Male è forte con i deboli, il Male ci vuole separati per poterci terrorizzare senza darci la possibilità di vedere la sua pochezza, se paragonata al Tutto.

È possibile unire così tante persone tutte assieme? Io credo che sia molto difficile. Ma, parliamoci chiaro, un esercito non è un tutt’uno monolitico, senza ripartizioni. Al suo interno esistono diversi reparti, ci sono, tra gli altri, gli artiglieri, la fanteria, il battaglione logistico e gli assaltatori. Ognuna di queste figure ha compiti e capacità diverse e sono coordinate da un generale.

Proviamo a prendere ad esempio proprio questa organizzazione: ogni persona si raduni insieme ad altri le cui idee e capacità siano affini, per creare un reparto. Questi ultimi saranno coordinati da un reparto ancora più grande e, infine, tutti insieme combatteranno sotto la bandiera della Bellezza, contro le forze transumaniste che ci vorrebbero schiavi in una prigione ipertecnologica da cui sarebbe impossibile fuggire. Un panopticon grande come la Terra stessa.

Sembra un’impresa titanica, me ne rendo conto, ma ogni impresa diventa fattibile quando viene portata avanti attraverso piccoli passi successivi. E qui sta il punto: dobbiamo fare in fretta, non c’è più tempo per la rassegnazione.

Cominciamo a cercare le persone che ci sono spiritualmente affini.

Facciamo rete.

Coordiniamoci per non essere più schiavi di questo sistema disumano.

Teniamo alto il vessillo della Bellezza, attraverso le nostre azioni quotidiane.

Supportiamoci. Completiamoci.

Rivalutiamo l’arte, perché essa non sia semplice orpello ma parte essenziale della nostra giornata.

L’arte non è meno necessaria del tornio o della fresa. L’arte è bevanda alla quale abbeverarsi per non morire di stenti.

È importante che ci uniamo e che formiamo assieme un’onda impossibile da arginare, per costruire un nuovo mondo in cui cooperazione, rispetto, amore, riconoscimento dei propri limiti e del proprio ruolo nella biosfera siano la pietra angolare su cui edificare un tempo di pace. Potremo aggiustare il tiro durante il percorso, ma, intanto bisogna agire. Solo l’azione, se supportata da un pensiero forte, può cambiare davvero il mondo.

Falunaa è a disposizione. Falunaa è un centro di aggregazione per menti nuove. Falunaa è un’oasi in cui l’arte respire ed in cui respirare arte.

Molti mi accuseranno di essere un utopista, un folle.

Beh, penso che sia molto meglio essere folle che schiavo.

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