Siamo solo di passaggio

“Per noi che siamo solo di passaggio” cantava Franco Battiato in quello splendido album che è L’imboscata, uscito nel 1996. Un inno al divenire che si apre con un frammento di Eraclito:

La stessa cosa sono il vivente ed il morto, lo sveglio ed il dormiente, il giovane ed il vecchio: questi infatti mutando son quelli e quelli di nuovo mutando son questi

Eraclito, DK 22 B 88

Tutto passa, anche le cose che pensiamo immutabili. A questo pensavo ieri notte, in occasione di una lieve scossa di terremoto che mi ha risvegliato molto prima dell’alba. Questo scossone ha riportato la mente a quella triste notte a L’Aquila, nel 2009, in cui centinaia di persone persero ogni cosa in un attimo. Tutto ciò che avevano costruito, tutto quello su cui avevano puntato nella vita si dissolse in pochi secondi.

Ma anche senza tirare in causa un terremoto, quante volte ci è capitato di veder andare in fumo ogni nostro progetto, per una qualche causa, sia interiore che esterna?

Bivi.

Tante sono le volte in cui, ad un bivio, abbiamo scelto una strada che ci ha condotti verso una clamorosa disfatta, a dispetto di ogni nostra buona sensazione sulla riuscita dell’impresa. Perché siamo solo di passaggio.

Questo la Natura ce lo ricorda in ogni secondo. Il terremoto de L’Aquila, come quello di Amatrice o dell’Irpinia sono dei moniti potenti al riguardo. Ma non solo attraverso questi movimenti tellurici la Vita ci ripete questa Verità: basti pensare al crollo del Ponte Morandi, all’uragano Katrina, all’onda che devastò il sud-est asiatico nel 2004. Agli incendi della California. Alle alluvioni asiatiche.

Ma anche alle diagnosi infauste che si abbattono come fulmini sulla vita di migliaia di persone. Gli incidenti stradali o quelli casalinghi. Infinite sono le possibilità che abbiamo ogni giorno di veder chiudersi prematuramente la nostra esperienza terrena, come pure di veder finire Stati, continenti, Costituzioni, Trattati, alleanze, vie commerciali. Tutto ha inizio e fine. Siamo solo di passaggio.

Giacomo Leopardi ne scriveva con maestria ne “La ginestra o il fiore del deserto“:

Caggiono i regni intanto, passan genti e linguaggi: ella nol vede: e l’uom d’eternità s’arroga il vanto

Giacomo Leopardi, La ginestra. 294-296

La nostra triste stagione d’occidente ci sta fornendo un chiaro esempio di quanto i regni possano cambiare e cadere miseramente. Abbiamo vissuto anni di grande espansione culturale, raggiungendo alte vette sia nel pensiero che nell’avvicinamento a quell’esperienza altra da noi che è il divino. La società occidentale ha sfornato per secoli pensatori e mistici eccelsi, persone in grado di vedere con chiarezza, nelle tenebre del quotidiano, il sentiero per uscirne e, quindi, di indicarci questa via.

Ma poi qualcosa è cambiato.

L’imponente macigno che con tanti sforzi è stato portato fin sulla vetta del monte ha, poi, cominciato a rotolare nuovamente giù. Parliamo di Sisifo, certo, ma anche del mito di Atlantide, di cui, tra l’altro, Battiato cantò nell’album “Caffé de la paix“, riprendendo Platone.

Abbiamo intrapreso la strada dell’involuzione, inizialmente disdegnando i pensatori e, successivamente, il pensiero stesso, fondando questi giudizi su un’improbabile etica del “fare” ad ogni costo, di derivazione imprenditoriale. Abbiamo cancellato la religione dalla nostra vita sovrapponendo il prete pedofilo o la collusione di alcuni prelati al messaggio nascosto tra le righe di ogni testo sacro. Del resto, Dio non ci serve più perché ormai possediamo la tecnica e il nefasto “puoi se vuoi”. Abbiamo scordato di essere solo di passaggio.

Tutto cambia, tutto si trasforma in qualcos’altro e questa, evidentemente, è una tappa obbligata per la nostra cultura, un cambiamento imprescindibile da cui passare per poter accedere a nuove e più alte vette. Il punto più oscuro della notte che lascia presagire una nuova alba.

Noi cambiamo ogni giorno.

Non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume“, altra citazione che Battiato mutua dai frammenti di Eraclito. Noi cambiamo ogni giorno. Ogni secondo. La persona che si alza al mattino non è la stessa che si corica la sera, perché nel frattempo ha vissuto esperienze, mangiato cibi, letto parole che la hanno cambiata. Non esiste coerenza nella vita umana, in questo scuso persino i politici, maestri di incoerenza.

Facciamo un esempio, seppur banale: che cosa pensavano i tuoi genitori della musica che ascoltavi e amavi da giovane? Ecco: cosa pensi tu, oggi, della musica che ascoltano e amano i giovani? Il tuo pensiero cambia, i tuoi gusti cambiano, in funzione dell’avanzamento della tua età biologica e dei bisogni ad essa associati, oltre che dalla tua crescita spirituale ed intellettuale.

Estremizzando ulteriormente il ragionamento, poniamo il caso che tu, un giorno, ti alzi in preda all’ira: se avrai voglia di ascoltare musica, ne vorrai una che possa soddisfare il bisogno di scaricare quella rabbia e non canzoni che la possano moltiplicare, anche se queste ultime fossero le tue preferite normalmente. Quando io sono in preda all’ira, non potrei mai ascoltare Deva Premal senza peggiorare ulteriormente quel sentimento. Una volta migliorato l’umore, invece, cambierà anche il piacere verso quella musica.

La coerenza è un mito, secondo me.

Se l’immutabilità umana fosse un valore, allora il paradiso dovrebbe essere una palude!

Tutto cambia, dunque. Abbiamo, così, la possibilità di redimerci, di cambiare strada, di tornare sui nostri passi. Abbiamo la facoltà ed il privilegio di sbagliare. Ma questo cambiare può essere doloroso.

Piange ciò che muta anche per farsi migliore

Pier Paolo Pasolini, Il pianto della scavatrice

Così, con questa citazione, si apre anche il mio brano Muta, ascoltabile qui su YouTube e qui su Spotify. Il cambiamento atterrisce, intristisce. Apre al dubbio, all’insicurezza. Fa piangere l’anima.

Io lo trovo consolatorio. Il piangere anche se in vista di un periodo migliore, intendo.

Perché oggi, in questo stravolgimento delle nostre vite, in questa perdita di diritti, di libertà, di denaro, di false sicurezze, di tutto quello a cui eravamo legati a cui ci sta costringendo la politica mondiale transumanista, può trovarsi il seme per una nuova vita, molto più ricca di quella precedente. Una ricchezza fondata sui valori di cui è massima espressione la vita di San Francesco.

Una ricchezza vera, che non può essere rubata né distrutta.

Perché oggi la povertà di spirito è la malattia peggiore che l’umanità stia sperimentando.

Cosa ti manca, oggi, che tu non abbia già?

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