La mano: uno strumento meraviglioso

(Consiglio musicale non richiesto: Steve Shehan – Les Filles qui su Spotify)

Ah, la mano, che strumento meraviglioso! Persino Zucchero gli dedicò un brano, tanti anni fa, al suo solito modo ironico e funkettoso: “Con le mani sbucci le cipolle, me le sento addosso, sulla pelle

La mano è lo strumento, a mio avviso, che più si avvicina alla perfezione, in questo mondo. In musica ci sono percussionisti, soprattutto indiani, maghrebini e mediorientali che ne hanno portato l’uso a livelli eccelsi, sfruttandone ogni possibilità di movimento, ogni singola porzione per trovare nuovi suoni e nuove possibilità espressive. Tutto viene messo in movimento, polso, dita, polpastrelli, palmo e dorso. Split hand technique, manoteo, finger roll, sono solo alcune delle tecniche più in uso sui tamburi.

Trilok Gurtu, ad esempio, è capace di evoluzioni incredibili su ogni tipo di strumento a percussione; Zakir Hussain virtuoso delle tabla; Steve Shehan, il mio preferito su udu, djembe e frame drums. Nadishana, David Kuckhermann, Giovanni Hidalgo, Changuito e molti, molti altri.

Il filo che unisce tutti costoro è la mano e la sua capacità di rendere visibile ed udibile il genio umano.

La perdita dell’uso estensivo delle mani è stata una iattura. Ad un certo punto della nostra storia, abbiamo deciso che avremmo dovuto utilizzare degli strumenti meccanici al posto delle mani, mettendo tra noi ed il lavoro da attuare, un intermediario ingombrante. Per carità, non voglio essere estremo, sono conscio che per fare molte cose occorrano degli strumenti: se dovessi piazzare tubazioni di gas sul fondo di qualche mare, senza macchine potrei avere qualche problema!

Leggi Le mani umane emettono fasci di luce invisibili a occhio nudo su Generazione Bio

Quando andai in Sri Lanka, a Colombo fui ospite di un tempio buddhista, in cui le vivande venivano consumate con le mani. Fu un’esperienza illuminante! Io, europeo, cresciuto con il mito delle posate e con la relativa tecnica per impugnarle correttamente, pena la mia classificazione come barbaro, mi trovavo a fare una scoperta che scoperta non è, perché atto comune in moltissime culture del pianeta. Che piacere, il contatto diretto col cibo! Tra l’altro, mangiando in quel modo non avrei nemmeno potuto abbuffarmi come, invece, con le posate, perché per fare una porzione serve tempo, attenzione e senso del limite.

Occorre riscoprire il potere delle mani, oggi, il piacere di toccare il mondo, immergervisi totalmente.

Costruire, scrivere, suonare, prendere, sollevare, tagliare, scavare, tutto manualmente. Perché sono le mani a donarci il senso di questo nostro mondo. Perché attraverso di esse possiamo costruire ponti tra noi, plasmando la materia.

Se devolveremo tutto la capacità di fare alle macchine, fra pochi anni non saremo più in grado di creare nulla. Se nessuno saprà più suonare un pianoforte perché, ormai, esiste il midi e i software, la musica del futuro sarà composta da algoritmi. Che schifo, a ben pensarci.

Noi siamo umani. Noi abbiamo le mani. Possiamo ricostruire il nostro mondo sin da ora, riprendendoci il nostro ruolo di creatori e di preservatori della Vita.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *