Sirio illumina la notte e ti cerco
Nelle vaghe paure circadiane
Tra noi una distesa di rovi immane
Diafano ostacolo, ansia, voglia, varco,
Dio proteso verso Adamo mi inarco
Pur di toccarti; desiderio inane.
Gioviale plumbeo incontro notturno,
Abbraccio siderale, non potete
Con il colore placare la sete
Nel freddo di questo inizio d’inverno.
Ma a che consumare parole indarno,
Giaci sospesa tra i flutti del Lete.
Luna nuova e tu esci nell’aria fresca
Del mio mese natìo, d’arborea
Vita vivente, naiade eterea
Che gioca, canta e strimpella burlesca,
Bramata immagine che il cuore crea
Per non far che nei rovi si smarrisca.
Una poesia dedicata a mia figlia Nausicaa, piccola naiade nata due volte in una notte in cui il cielo parlava il proprio linguaggio fatto di congiunzioni astrali e stelle luminose.
E a te, di cui ignoro il nome, che vibri vicino a noi.
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