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La delicatezza. Questa misconosciuta.

La delicatezza è la qualità di ciò che è fine, delicato, tenue. E’ fragilità, deteriorabilità; discrezione, tatto, prudenza. Queste sono le definizioni dei delicatezza che si possono trovare sul Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana. Io vi aggiungerei misconosciuta, perché mai la delicatezza fu riconosciuta nel suo grande valore, nella sua potenza gentile.

Guardavo, poco fa, un video molto bello di un cantautore italiano, il cui testo, unito ad un sound piacevole ed orecchiabile, emanava energia potente, esplosiva. Parole come pugni in pancia, seppur immerse in un’atmosfera sottilmente ironica. Mi sono, quindi, ritrovato a pensare ai diversi approcci che ognuno di noi ha per affrontare la vita di ogni giorno, e al fatto che, in questo periodo storico, siano particolarmente apprezzate le voci che urlano, quelle che usano toni forti, persino violenti. Le voci che si fanno largo a gomitate nella folla, le presenze fisiche imponenti, quelle di quegli energumeni in grado di innalzare la propria testa al di sopra delle stature medie.

La forza fisica che assurge, infine, al livello più alto della società.

Ci sono infiniti esempi: il talk televisivo in cui più un ospite sbraita e più viene apprezzato, in quanto in grado di aumentare l’audience. Il parlare sopra le voci degli altri è diventato un valore cardine, in grado di far diventare famosi in un attimo: pensa ai duetti di Tik Tok, che sono proprio questo alla fine: parlare sopra ad altri che parlano.

Un altro esempio di forza fisica che riempie i vuoti della creatività e del pensiero? I film cosiddetti d’azione, pellicole in cui i muscoli e, in generale, il movimento veloce e violento, prendono il sopravvento su una trama debole e vuota.

La delicatezza.

L’erba cresce in silenzio, senza proclami. Con delicatezza è in grado di farsi largo tra le fessure dell’appiccicoso asfalto. Può ricoprire montagne di rifiuti, può arrivare a pochi metri dal mare. Può manifestarsi sulla fredda roccia, purché un mucchietto di terra vi si sia posato da chissà dove.

La cura, l’amore sono delicatezza. Premura. Vicinanza. Silenzio.

La preghiera rivolta al cielo per far piovere benedizioni sui propri cari, è delicata. Non pretende, né urla. Chiede con rispetto e speranza, con umiltà.

Il grande silenzio è come il fragore dell’oceano, come il silenzio di una casa vuota

Foglie del Giardino di Morya – Appello 314

I libri dell’Agni Yoga

La delicatezza è un’eresia, nel nostro mondo, una presa di posizione blasfema contro la preponderante, moderna divinità social che veneriamo con passione sfrenata. La delicatezza sembra essere retaggio del passato, di un tempo in cui la discussione pacata e argomentata fu padrona assoluta dei discorsi e degli scambi culturali.

Essere delicati, vivere delicatamente è un atto di insubordinazione.

E’ il riappropriarsi della propria interiorità, delle proprie inclinazioni, sapendole relative al minuscolo punto di osservazione del mondo di cui si dispone; io non ho accesso alla Verità, ma posso nutrirmi di Silenzio per poterne raggiungere il lembo della veste e, in questo stato d’animo, approcciarmi a te che mi sei prossimo con delicatezza.

Occorrono realmente atti clamorosi per poter cambiare il mondo?

Serve l’apparire ad ogni costo, l’ergersi rigido e altero di fronte alle forze soverchianti che ci vorrebbero in schiavitù?

Una goccia d’acqua necessita di urlare ai quattro venti la propria capacità di scavare la pietra?

Forse, bisognerebbe fermarsi. Respirare. Ascoltarsi. Agire in conformità ai valori scoperti dentro sé senza proclami, essere come quella famosa goccia che scava paziente la roccia più dura. Creare una rete silenziosa di persone che, agendo, creino un’onda capace di ispirare i cuori dei più, per migliorare veramente la vita.

Penso che si debba essere pronti ad ascoltare le innumerevoli voci che, delicate, ci chiamano ad un compito immenso nella sua incredibile semplicità. I messaggi sono ovunque, siamo noi a non percepirli perché assordati dal clangore dei cingoli di questo carro armato chiamato società moderna.

Leggi l’articolo Siamo solo di passaggio

Osserva un bambino molto piccolo, ancora non inquinato dal consumismo occidentale; osservane i giochi, i movimenti, i versi, i sorrisi. Ammirane lo splendore nel grigio sfondo del quotidiano. Osserva una cincia posarsi su un ramo. Un uovo schiudersi. L’onda frangersi. Il vento soffiare. Un occhio colmo d’amore. Un artigiano al lavoro. Uno sciamano in estasi. Un musicista che esplora l’universo.

Osserva l’erba crescere.

Ci sono infiniti mezzi per comunicare un messaggio: se come locomotore useremo la delicatezza, però, esso giungerà, in quella stazione in grado di recepirlo, con maggiore chiarezza e forza. Sarà in grado di accendere un lume nell’oscurità circostante.

Sarà l’acqua che alimenterà la pianta dei moventi.

Insegnare è coltivare moventi

Simone Weil
admin

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