I bambini sono le prime vittime di ogni conflitto, ne abbiamo esempi sotto gli occhi ogni giorno; ho scritto La via degli angeli guardando le immagini di un complesso commemorativo sito nella città di Donetsk, dedicato ai bambini morti durante l’ennesima, assurda guerra, combattuta da esseri umani contro altri esseri umani, tutti ignari di quanto fossero eterodiretti. Umani esattamente uguali tra loro ma divisi da stupidi nazionalismi.

Ma la via degli angeli non ha un’unica ubicazione, fissa, per me: essa è ovunque un bambino rimanga vittima di forze inumane, per lui incomprensibili, di scontri tribali fondati su menzogne plurimillenarie, di genocidi perpetrati da assassini al servizio dell’opulenza occidentale.

La via degli angeli divide le tende di un ospedale da campo ad Aleppo, serpeggia tra le lapidi di un cimitero improvvisato in un giardino a Sarajevo. In Rwanda e lungo la rete di un campo profughi a Kobane. A Lhasa e lungo le strade di Phnom Penh; a Tahiti ed in mezzo ai rifiuti di un quartiere degradato americano. A Gaza e Beirut. La via degli angeli è un sentiero traboccante sangue di morti ammazzati dalle democratiche ed arcobaleniche bombe Nato.

Abbiamo costruito un mondo orribile. Un mondo dominato dall’inumanità e dalla morte. Questo mondo pare ormai sotto il ferreo dominio di Satana, la personificazione di una forza che muta prendendo le sembianze dello stronzo, potente, di turno. Sta a noi combattere contro di essa, oggi, ovunque ci troviamo. In questo senso la via degli angeli è un monito: non dobbiamo continuare su questa strada! Ma noi siamo sordi. E, soprattutto, ipocriti.

La via degli angeli.

Angelo è parola spesso abusata
in bocca a troppi non vale più niente.
Per altri, invece, è parola azzeccata
ché il giovane male rende innocente.

Vidi piccoli cibarsi di scarti;
davanti a me bianca mano affamata
stagliarsi sopra un oceano di arti:
di razioni kappa la cioccolata.

Vidi astici NATO e secchi di plastica
leccornie da bidone dell’umido,
ingordigia di pochi e fame atavica,
comune orizzonte di male madido.

Vestiti d’astuta filantropia
e di malthusiana sollecitudine
il sogno nostro è l’altrui distopia
germoglio schiacciato da calda grandine.

Proiettili portatori di pace
che fanno scempio di umile gente
in fila al mercato. Fiamma procace,
Saturno che sbrana propria semente.

Penso a mia figlia, dolce, al riparo
da bombe e violenza prive di senso,
notti silenti lontane dal faro
d’un patetico servizio melenso

d’inviati di guerra con pashmina
ed elmetto e la voce emozionata
lontani anni luce dalla bambina
che filmano mentre piange straziata.

Ipocrisia del nostro occidente
che punta soltanto al proprio sollievo
mentre angeli giacciono in un distante
campo a Donetsk, Aleppo o Sarajevo.

La via degli angeli è un sogno mancato.
La feroce immagine del mercato.

Tutti i diritti relativi alla poesia La via degli angeli sono riservati.

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